“È nato tutto dalla morfologia strutturale di quel luogo, piuttosto cubista e sicuramente molto brutta. C’è una storia importante che mi lega a quell’edificio che sarebbe dovuto divenire la nuova sede della Polizia Stradale, ma che in realtà è stato costruito e lasciato in disuso per quasi 20 anni: 13 anni fa, là sopra scrissi “costruito per non servire a un cazzo!“. Feci questo gesto perché come gruppo di giovani associati (ass.cult. Libera Espressione Creativa LEC) sgomberati dagli spazi del padiglione Chiarugi (ex padiglione del manicomio successivamente affittato a stanze ai cittadini volterrani dove sono nate negli anni tantissime sale prove e spazi espressivi), eravamo senza spazi dove suonare, dipingere e più in generale esprimerci come adolescenti. Un periodo nero, dove molti di noi hanno combinato cazzate giganti. Quest’edificio rimaneva in disuso per motivi politici complessi e poco chiari. Qualche mese fa, quando mi fu commissionato di realizzare un dipinto su questo edificio capii subito di voler parlare di quel momento della mia vita. Il gestore mi parlava di cubismo e di Guernica e a me venne in mente il termine GUERNICO. Mi sembrava funzionare troppo bene per non svilupparlo, tutti conoscono Guernica e tutti sanno di cosa parla (quanto meno una buona parte) e questo ho creduto aiutasse molto la comprensione dell’intenzione del mio lavoro, e dal momento che Guernica è un quadro rivoluzionario e meraviglioso mi sono divertito a modificarlo secondo le mie esigenze comunicative.”
Lopez
In questo murale Lopez racconta la sua adolescenza: nel dipinto si è messo al centro (al posto del cavallo di Guernica), sta scappando con una valigia, portando con sé le proprie cose care. Dietro a lui gli amici che lo tengono per una gamba, la droga, l’alcool, le cattive strade. Di fronte a lui il politico che gli punta il suo dito contro, la mamma che si prende cura di un bruco che sta diventando farfalla (Nico fa Bruchi di cognome) e sotto di sé il padre di famiglia, diviso in due tra “casa” e lavoro. In alto a sinistra si vede anche una versione alternativa dello skyline di Volterra, dove emergono grattacieli. Così Nico avrebbe voluto vedere la sua città durante l’adolescenza, lui che ha sempre sognato di praticare discipline che a Volterra erano quasi impossibili da praticare. In questo quadro è rappresentato il più profondo e determinante desiderio di Nico: seguire i propri sogni, cosa che ha sempre fatto.